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Tre film tre bambine in fuga dagli adulti PDF Stampa E-mail
Rubriche - Segnalazioni

di Adriana Perrotta Rabissi

 

Bambine costrette a maturare anzitempo trovano in se stesse la forza per affrontare e superare gli improvvisi eventi dolorosi



I film sono A Chiara, regia di Jonas Carpignano, Italia 2021; Petite maman, regia di Celine Sciamma, Francia 2021; L’Arminuta, regia di Giuseppe Bonito, Italia 2021.
Protagoniste quattro bambine, dagli otto ai quindici anni, che vivono in contesti molto diversi tra loro, per condizioni sociali e culturali, tutte a un certo punto devono fare i conti con eventi improvvisi e drammatici che sconvolgono il ritmo di vita condotta all’interno della propria famiglia, fino ad allora luogo sicuro e protettivo.

Dopo i primi momenti di smarrimento tutte trovano dentro di sé le risorse per affrontare la situazione imprevista, senza lasciarsi travolgere né dal carico di sofferenza che le colpisce, né dalla fragilità dimostrata nell’occasione dai genitori, incapaci di “proteggerle” perché troppo presi dai propri problemi e paure.
Diventa necessario, per ciascuna, intraprendere un percorso di ricerca condotto con gli strumenti propri delle età e delle condizioni sociali; raggiungeranno una maturità che le porterà ad “accettare” il distacco e la perdita, “perdonare” i cedimenti affettivi dei rispettivi genitori, e, nel caso delle due adolescenti,  accogliere le proposte di futuri  inaspettati, che comportano l’abbandono del loro ambiente familiare in cambio della speranza di vite migliori.Gli episodi che modificano le situazioni iniziali sono la morte della nonna per Nelly in Petite maman, la fuga improvvisa  del padre per sottrarsi all’arresto per A Chiara, e l’abbandono da parte dei genitori per L' Arminuta, che, a tredici anni è portata all’improvviso in una nuova famiglia, del tutto a lei sconosciuta, nella quale si trova addirittura senza la dignità del nome, lei è la Restituita (Arminuta nel dialetto abruzzese), come una cosa che non serve più, come un pacco. È proprio da questa constatazione  “non sono un pacco da spostare” grida alla madre, che inizia l’inchiesta che la porterà a scoprire la verità della propria condizione fino ad allora nascostale.



Chiara ha quindici anni, di fronte alla fuga notturna del padre e al silenzio della madre e della sorella maggiore, dei parenti e degli amici  comincia  l’inchiesta con testardaggine e determinazione, senza lasciarsi scoraggiare dalle ripetute sollecitazioni a non chiedere e non interessarsi a quello che accade, perché certe cose è meglio non saperle e non dirle.

Nelly ha otto anni, lo strumento a sua disposizione per fronteggiare la doppia perdita contemporanea della madre e della nonna è il gioco di ruolo, per mezzo del quale si immedesima nella nonna immaginando l’infanzia della madre, che l’ha appena abbandonata improvvisamente e provvisoriamente perché incapace di sopportare il dolore del lutto nella casa dove è cresciuta..


La loro condizione è paragonabile a quella di “un alieno”, per   riprendere la bella espressione che l’Arminuta  riferisce a sé, cacciata dal mondo conosciuto e amato, gettata in uno sconosciuto e estraneo, sia fisicamente che affettivamente.
Condizione comune, quella di vivere in un altro mondo, nella percezione di sé delle e degli adolescenti, almeno nel nostro occidente, ma qui aggravata da oggettive situazioni insolite.



Come nelle favole nella loro avventura possono contare su aiutanti, un’impiegata dei servizi sociali che procura a Chiara la sistemazione in una famiglia adottiva accogliente, lontano da dove ha vissuto; una bambina della stessa età di Nelly, compagna di giochi nei giorni in cui resta da sola con il padre; una sorella più piccola, che si incarica da subito di vegliare sull’Arminuta, di aiutarla a sopportare la nuova situazione con tutto l’amore possibile,  le due sue “madri”, che pur nelle loro  rispettive  carenze affettive nei suoi riguardi, la esortano con parole e azioni a continuare gli studi, anche lontano da casa, e la professoressa che si dà da fare perché ottenga riconoscimenti dell’ impegno e del valore scolastico, che confermino la scelta di continuare a studiare.
Ma gli e le aiutanti ci sono perché ciascuna di loro dà inizio alla ricerca, senza adattarsi a quello che viene proposto e consigliato dagli adulti, nella famiglia o fuori della famiglia.
La determinazione della quale danno prova nasce da loro, è questo il tratto che le accomuna.

 

Chiara è quella più legata al contesto d’origine culturalmente, socialmente e psicologicamente, appartiene a una comunità Rom integrata economicamente nella piccola borghesia di un centro della  Calabria, fortissime sono le sue radici nei riti e rituali della numerosa tribù di parenti e amici, coesi perché interni a una comunità più ampia; la unisce alla famiglia, e soprattutto al padre, un intenso affetto. Quando si rende conto di non condividere principi e valori della sua comunità di riferimento, ai quali è stata educata dalla nascita, vive  un duro conflitto interiore tra la scelta di andarsene e quella di restare e adattarsi.
La vediamo a diciotto anni felice alla festa di compleanno, circondata  dall’affetto delle amiche e della famiglia che l’ha adottata, colta e benestante, della media borghesia di una cittadina del centro Italia. L’ultima inquadratura la coglie con lo sguardo rivolto alla famiglia d’origine, immortalata nella sua mente nella stessa dimensione temporale di quando l’ha lasciata. Ha integrato la parte di sé relativa alla storia dei suoi primi quindici anni, non rinuncia a portarsela nel cuore, libera da rancori e recriminazioni e senza nostalgia,  

L’Arminuta  cresce in una cittadina abruzzese,  in una famiglia piccolo borghese grettamente chiusa nei propri privilegi e interessi egoistici, che non si fa scrupolo di riportarla, senza alcuna spiegazione,  proprio come un pacco, alla famiglia d'origine, imparentata alla lontana, alla quale l'aveva sottratta a sei mesi. La cessione della neonata alla coppia senza figli prevedeva la crescita in comune della bambina, con la presenza dei genitori, ma il patto non era stato mantenuto. La famiglia d’origine è deprivata economicamente e culturalmente, vive in campagna, è composta di padre manovale in una cava, di altri cinque figli e di una madre rassegnata al suo destino di moglie sottomessa al marito. Si parla poco, il padre picchia con violenza chi dei figli mostra accenni di ribellione, ciascun componente è rinchiuso nel proprio piccolo spazio di faticosa sopravvivenza, tranne una bambina di otto anni, che da subito accetta la nuova venuta, e si prende l'incarico di vegliare su di lei, proteggerla in casa e fuori da inquietudini e turbamenti. Dopo il trauma iniziale, superato il timore, comune a tutte le bambine e i bambini rifiutati dai genitori, di essere esse/i stesse/i responsabili della situazione, l’Arminuta rivolge le sue energie a cercare di rientrare in famiglia, o almeno a trovare una spiegazione dell’accaduto. Non otterrà risposte, l’unica che le svelerà il segreto è Adriana, la sorellina, che ha stretto con lei una tenera alleanza.

Quando  si rende conto della meschinità della famiglia nella quale è cresciura non esiterà ad accettare la situazione e a disporsi a vivere la nuova vita che le viene offerta.


Nelly soffre due traumi contemporanei, la morte improvvisa della nonna, impegnata anche a aiutarla nei compiti, e l’abbandono provvisorio della madre. Vive la situazione in una dimensione diversa dalla solita, lei che vive in città si trova nella casa di campagna della nonna, che i genitori stanno svuotando. Supera la sofferenza della doppia perdita con l’aiuto di una bambina vicina di casa, della sua età, a sua volta preoccupata per un’operazione che l’attende.
L’ amicizia, i giochi da “adulte”  le sostengono nel proprio smarrimento, fino la momento  del rientro nella abituale normalità, ma ciascuna delle due si ritroverà più forte e fiduciosa.
Merito anche del bosco, nel quale per qualche giorno vivono libere, e della coincidenza dei i loro nomi, Nelly è il nome della nonna, Marion è il nome della mamma e della nuova amica.
Saranno le loro fantasie, espresse nei giochi nei quali interpretano le figure di madre e figlia, a dare a Nelly la consapevolezza della fragilità degli adulti e delle proprie risorse interiori.



I tre film sono notevoli per regia e interpretazioni, nel caso di Chiara è tutta la comunità Rom che recita, lei compresa, attori e attrici non professionisti/e; in tutti e tre i film colpisce la bellezza delle immagini, dei piani e delle inquadrature. Importante è poi l’ambientazione, il bosco “incantato” di Nelly, i paesaggi collinari  della Calabria e dell’Abruzzo, di una bellezza  commovente.
Le bambine sono di una bravura incredibile, merito della regia, sono poche/i le attrici egli attori capaci di raggiungere l'intensità dei loro sguardi e dei loro gesti, con la stessa loro naturalezza.

E’ immaginario cinematografico e anche letterario, L’Arminuta è un romanzo recente del 2017 di Donatella Di Pietrantonio, dal quale è tratto il film.

La contemporaneità delle storie manda un messaggio di speranza sul fatto che le adolescenti di oggi  abbiano in sé le risorse e le energie per rendersi, da adulte, artefici della propria vita, senza  subire il carico di aspettative sociali e/o familiari che le limitino e le ostacolino.

 

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