di Adriana Perrotta Rabissi
Noi, comuni natali*
Uno dei principali compiti della filosofia è dar forma al modo di pensare di una collettività, dar vita a costrutti mentali stabili e soggettivi che orientano la percezione del mondo e permettono di attribuire significati a quanto accade intorno a noi.
Trame di nascita. Tra miti, filosofie, immagini e racconti di Rosella Prezzo propone una concettualizzazione diversa da quella canonica della condizione umana e della sua finitudine -la mortalità- sostituendola con un’altra finitudine, -la nascita, la venuta al mondo- come tratto comune del nostro essere umani, dal quale ricavare significati simbolici e materiali, sulla scorta di due filosofe da lei amate e studiate, Hannah Arendt e Maria Zambrano, che per prime, e quasi contemporaneamente, hanno focalizzato l’attenzione su questo aspetto.
La nascita di ciascuno/a non è un semplice fatto, ma un evento, perché comporta la “rottura della catena temporale e l’irruzione del nuovo”(p.63).
Il suggerimento è passare dalla considerazione che gli umani “sono per la morte”, la caratteristica unificante dell’umano nella nostra filosofia, al concetto che gli umani nascono.
Tutti nasciamo, siamo tutti dei natali, non solo dei mortali.
Il più conosciuto sillogismo aristotelico recita:
“Tutti gli uomini sono mortali/Socrate è un uomo/Socrate è mortale”.
Avrebbe avuto un corso diverso la storia del nostro pensiero e della nostra vita collettiva se fosse stato:
Tutti gli uomini nascono (da un corpo di donna)/Socrate è un uomo/Socrate è nato (da un corpo di donna)?
Avrebbe potuto, e lo potrebbe oggi, questa semplice attenzione all’evento fondante la condizione umana cambiare ila struttura sociale, impedendo l’appropriazione patriarcale delle donne da parte degli uomini?
Messa così la domanda non ha senso, ma la uso per richiamare alcune suggestioni del testo di Prezzo, un percorso filosofico, antropologico, religioso, artistico che pone l’accento sull’evento della nascita.
Per affrancarsi dal duro dato biologico di nascere da un corpo di donna, nel tentativo di nobilitare questa origine nel mito greco si sono immaginate nascite extrauterine di dei e eroi. Prezzo fa su questo argomento una divertente rassegna di miti greci, ricorda anche la credenza cristiana della nascita di Cristo per opera divina, senza i dolori del parto, senza lacerazione dei tessuti di Maria, senza sangue. Cristo non è solo vero dio, è anche vero uomo, è stato nel ventre di donna, ma gli è stata risparmiata l’umiliazione di venire al mondo in mezzo agli umori biologici di donna.
Allo stesso scopo di affrancarsi dal dato bruto si può ascrivere l’esigenza di autocrearsi attraverso una propria nascita, per allontanare l’immagine di essere stati vulnerabili e fragili, soprattutto non protagonisti della propria origine, che “sta in altro, o meglio nel corpo di un’altra” (p.73).
Che modificazioni può portare questo rovesciamento concettuale, questo “riscattare la nascita come evento e come categoria del pensiero”?
Che cosa può comportare “Introdurre la nascita nel pensiero filosofico [che] non vuol dire aggiungere un ulteriore tema alle tematiche filosofiche, vuol dire soprattutto ri-orientare la filosofia stessa in una conversione dello sguardo che comprenda una complessità e una differenziazione maggiore nel pensare l’umano e l’umana condizione e convivenza”? (p.61).
Che valore euristico può avere il fatto che l’unicità di ciascuno nella nascita significa l’apertura verso il mondo, l’inizio non solo per il/la nascituro/a, ma per il mondo intero?
Altra implicazione della nascita è il fatto che non si nasce soli, malgrado sia ripetuto spesso: si nasce e si muore soli.
Non si è soli alla nascita, si è almeno in due, figlio/a e madre, e non si è “gettati nel mondo”, ma si è attesi e accompagnati alla luce.
La madre nella mitologia e nella filosofia scompare come soggetto in carne e ossa, il padre è sempre presente, nel mito di Orione i padri sono addirittura tre, per Aristotele la madre è principalmente un apparato riproduttivo.
D’altronde è celebre in tutto il mondo il romanzo Le avventure di Pinocchio. Storia di un burattino, uno dei maggiori successi della letteratura italiana, Pinocchio è venuto al mondo senza madre, è stato costruito dal padre da un pezzo di legno.
Ci ricorda qualcosa questo sogno maschile, ricorrente fin dall’antichità, di far nascere qualcuno al di fuori dell’utero materno?
In compenso l’istituzione della maternità assurge a elemento fondante il femminile, tanto enfaticamente esaltata nell’immaginario, quanto relegata nell’impotenza nella realtà.
L’aspetto più evidente è stato l’esclusione delle donne dalla vita politica attiva, dal momento che l'ambito di vita loro assegnato è stato la sfera domestico-familiare, proprio in ragione della volontà da parte degli uomini di controllarne la potenzialità riproduttiva.
Non si è soli alla nascita, si è almeno in due.
È il primo esempio di cooperazione: due corpi -la madre e il/la bambino/a- agiscono insieme, il/la bambino/a collabora durante il travaglio, spinge con i piedi sul fondo dell’utero durante una contrazione.
Nel paragrafo finale, intitolato programmaticamente Per concludere e ricominciare”, Prezzo scrive:
“In conclusione, potremmo dire che il “miracolo” della nascita non sta nell’ ”è” dell’essere, bensì nella “e” di una congiunzione che, insieme, unisce separando e divide unendo e crea così l’ordito del nostro comune con-venire al mondo, tra identità e alterità.
In tale differenza che lega, che fa legame, possiamo anche cogliere in corpore vili, una forma di convivenza precedente ogni contratto sociale. Essa può anche rappresentare per la politica il modello fondativo democratico” (p.113).
Note
L’espressione è di Rosella prezzo, p. 114
Trame di nascita. Tra miti, filosofie, immagini e racconti,
Moretti & Vitali, pp. 128.
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