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Adriana … Laura, le tue osservazioni colgono, secondo me, due nodi centrali del discorso. Tu affermi:
- ...è difficile e destabilizzante opporsi all'aspetto peggiore del maschilismo e quindi al modello di società e di potere così come va avanti e non accenna ancora a cambiare.Molte teoriche, per quanto ne so io, che non è molto, non tengono conto di questo aspetto che invece è fondamentale...-
Proprio questo è il problema generato dai vari proclami trionfalistici di morte del patriarcato, liberazione delle donne nella società, nel lavoro... , che induce la falsa opinione che non ci sia più bisogno di attenzione ai meccanismi di riproduzione sociale e culturale, che ci sia la completa parità, anzi quasi uno sbilanciamento di potere nei confronti del genere femminile che sarebbe oggi più garantito, più forte e privilegiato - soggettivamente e oggettivamente- del tanto bistrattato genere maschile. A prima vista mi pare che le posizioni in campo siano così riassumibili:
le veline, le aspiranti alle carriere pubbliche ... sono una minoranza, enfatizzata dai media, la realtà e costituita da donne che lavorano sodo in tutti i campi, in casa e fuori, si sacrificano per la famiglia, sgobbano più di molte altre donne in Europa e Occidente per conciliare le casa e lavoro, sono le migliori negli studi e nelle ricerche, senza negare la loro femminilità. II risultato è ribadire gli stereotipi sessuali della funzione primaria delle donne la cura del mondo, delle persone, degli animali (ingentilire i costumi, controllare la barbarie innata maschile...) .
Oppure si sostiene che ormai le donne hanno raggiunto consapevolezza del proprio valore e del proprio potere, sono autonome e autodeterminate, possono fare quello che vogliono, scegliere di usare il proprio corpo come credono, come business, trascurando il fatto che i famosi: io sono mia , riappropriazione del corpo , il corpo è mio e lo gestisco io, volevano esprimere nella sintesi dello slogan la ricerca pratico-teorica per scardinare un sistema di relazioni uomo donna basato sulla codificazione di ruoli sessuali, metteva in crisi un certo modo di intendere la sessualità maschile e femminile, l’amore, l’ immaginario comune, scientifico e filosofico sui corpi, di donne e uomini nei vari cicli di età, i significati simbolici attribuiti ai corpi, e di conseguenza le politiche relative, le costruzioni sociali, le teorie , i saperi e i linguaggi disciplinari.... Oggi si assiste a una presa in carico diretta anche da parte di molte donne di quella mentalità che si voleva sradicare, ci si mantiene nell’ ottica maschilista-patriarcale, modificabile solo con cambiamenti di superficie e con la modernizzazione dei costumi dettati dall’evoluzione della società.
Affermi poi:
-le donne, tutte, avrebbero dovuto scendere in piazza a gridare la loro indignazione, invece si sono mosse solo alcune intellettuali, che sono state emarginate dai media, quasi fossero ancora una volta delle fanatiche e basta...-
Conseguenza logica, secondo me, di quanto ho detto è che noi donne non la pensiamo tutte allo stesso modo, molte sono ben convinte del sistema, lo considerano naturale e il migliore possibile, come molti uomini. Altre, pur un po’ sofferenti, non vorrebbero abbandonare ruoli in cui hanno saputo ritagliarsi spazi di benessere, di successo, di protezione, di ammirazione, di amore, per rischiare solitudini e fraintendimenti, spazi ai quali si sono adattate, magari con fatica, nei quali si sanno muovere ottenendo il meglio per sé, per un qualcosa che non si sa bene che cosa sia, senza garanzie di maggiore felicità L’esempio che mi viene in mente è la lotta di classe: perché le operaie e gli operai non scendevano in lotta compatte/i contro i loro sfruttatori? Erano imbecilli? pavidi? anche, ma non avevano quella che chiamavamo coscienza di classe, chi si muoveva era una élite di merda, che dedicava molte energie a comunicare, far prendere coscienza, spiegare, convincere. E da ultimo, ma non meno importante, c’è il fatto che le numerose iniziative di donne (e di qualche uomo isolato), appelli pubblici, interventi e manifestazioni nelle piazze reali e virtuali, nazionali e internazionali, non arrivano mai ai mezzi di comunicazione di massa, quelli che informano e fanno opinione creando la realtà, per questo si straparla di silenzio delle donne. Ultima osservazione, ma non meno importante, dire che le donne non si ribellano vuol dire azzerare tutte le tattiche e strategie individuali e collettive (ce ne sono) portate avanti da donne in Italia, che non approdano ai media, se non per fatti di clamore –litigi nelle manifestazioni ad esempio- ma contribuiscono alle modificazioni dei costumi, delle abitudini e delle mentalità di molte donne e molti uomini, trasformazioni che sono sotto gli occhi di tutt* quell* che hanno occhi per vedere e orecchi e per intendere. Così affermare che non c’è più movimento significa non accorgersi che sono cambiate certe forme di mobilitazione e comunicazione; non c’è più nei termini tradizionali che conosciamo, delle manifestazioni di piazza, ma ci sono le piazze virtuali –blog e social network- ricche di interventi, anche di molte giovani donne. Forse allora sarebbe più corretto allora parlare di silenzio degli uomini.
Laura: … Dovrebbero rendere obbligatoria nelle scuole la lettura di Eros e Priapo di Gadda:
-E' ovvio che l'aspirante tiranno si volga preferentemente agli omini e a'giovani, i quali, adeguatamente insigniti di coltello, possono venir promossi a strumenti precipui della sua birbonata......Senonché il Poffarbacco si preoccupò de le femmine. La sua esibita ed esibenda maschilità, sovraeccitata da stimolo insano lo sospingeva a rivolgersi ancora alle femine che lo incupivano nel desiderio. E avvertito dellaimportanza che le donne possono avere nell'"organico" della famiglia e della società, col suo fiuto di furbo di provincia sente che potrà tirare un qualche profitto dando a bere a le grulle che talvolta le sono ch'esse pure hanno senso e capacità politica, talché poi le donne gli vanno mugolando d'attorno col pretesto del comune amore per il pòppolo, in realtà sospinte da una certa lor ghiottoneria ammirativa per il virulento babbeo che regala d'amoroso guiderdone le amiche, ma insomma ne tiene a bada la vedovata lubido. - Carlo Emilio Gadda, Eros e Priapo, Garzanti 2007, cap.3, pag.50.
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