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Neo patriarcato o post patriarcato? PDF Stampa E-mail
Aree tematiche - L'altra globalizzazione
Venerdì 01 Gennaio 2010 00:00
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Neo patriarcato o post patriarcato?
Neopatriarcato. L'analisi di Paola Melchiori
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di Adriana Perrotta Rabissi

A un anno di distanza dall'analisi di  Paola Melchiori, Neopatriarcato, che qui presentiamo traendola dal sito della Libera Università delle Donne di Milano, gli episodi che si sono avvicendati  in Italia - aggressioni, violenze, femminicidi, stupri dentro e fuori le famiglie,  uso esibito, compiaciuto, commerciale e politico del corpo delle donne, episodi di intolleranza verso donne non a disposizione - sembrano confermare molti dei suoi spunti teorici di allora.

E in atto da tempo un dibattito  tra donne, e pochi uomini, sullo stato attuale del patriarcato: morto, moribondo o vivo e vegeto.

L’assemblea tenutasi il 10 ottobre alla Casa Internazionale delle Donne di Roma ha affrontato proprio questa questione; vi si sono confrontati due  orientamenti attualmente prevalenti, che funzionano da ipotesi di lavoro, nel senso di determinare atteggiamenti e comportamenti individuali e collettivi di molte donne e qualche uomo:

il patriarcato è morto, travolto dalla rivoluzione femminista datata a partire dagli anni Settanta, il che ha determinato da un lato la conquista della libertà femminile, dall’altro la feroce reazione di  uomini che, con vari gradi di violenza, non sopportano il tramonto del loro dominio sulle donne e lo smascheramento della loro vulnerabilità e fragilità, ora che non sono più sostenuti dalla subordinazione e accondiscendenza femminile.

In tal caso ci si troverebbe nella fase di post patriarcato, l’accento è posto soprattutto sul livello simbolico, nel senso che non saremmo più in presenza di un accettata superiorità del maschile (e quindi degli uomini, naturali portatori del maschile)  sul femminile (e quindi delle donne), ma di un’acquisita simmetria di valori; il potere degli uomini ancora esiste, dove esiste, ma ormai  privo di autorità, siamo in presenza dell'unica rivoluzione non violenta del XX secolo riuscita.

L’altra opzione considera invece che il patriarcato non solo è vivo e vegeto, ma soprattutto è in grado di ristrutturarsi e riorganizzarsi in presenza dei mutamenti effettivi dei rapporti trai sessi, sia nella sfera del privato-affettivo-familiare, che nell’area del pubblico; trasformazioni determinate non solo dala modernizzazione dei processi produttivi e sociali, ma anche dalle acquisizioni teoriche e pratiche elaborate dal femminismo a partire dagli anni Settanta.

Il discorso del femminismo degli anni Settanta era infatti radicale, non si trattava tanto e solo di inserire le donne nella sfera pubblica, caratterizzata dal tradizionale  predominio maschile, di ricorrere cioè alla risorsa donna declinata in tutte le possibili combinazioni, nel lavoro, nella politica, nella cultura, per raddrizzare, migliorare, ingentilire un mondo che, con evidenza inconfutabile, funziona male, sempre in preda a possibili scoppi di barbarie, ma intendeva rovesciare lo stato di cose esistente, riassunto nel concetto di patriarcato.

Questo allora ha spaventato e continua ancora a spaventare  molt*, perché vuol dire perdere nicchie di potere e contropotere, di privilegi concessi e/o strappati sia per gli uomini che per le donne, nel pubblico ma, soprattutto, nella dimensione del privato, degli affetti, dell’ amore, della cura, della sessualità, della vita e della morte.

Secondo me le due posizioni delineate sono in realtà molto meno lontane di quanto facciano immaginare le occasionali polemiche tra le singole femministe. Infatti il livello simbolico è strettamente connesso con quello materiale concreto e ne è a sua volta influenzato; così se è indubbio che nel corso degli ultimi quarant’anni si sono rotti  gli universi simbolici di riferimento che determinavano il destino sociale di molte donne (tranne che per le ribelli, che ci sono sempre state ), scardinati per effetto delle lotte, delle pratiche e teorie politiche individuali e collettive agite dalle appartenenti al femminismo e non solo, è anche vero che in Occidente e nel resto del mondo permangono situazioni materiali che rendono difficile il pieno dispiegarsi dell’autonomia e della libertà femminili e assistiamo a  numerosi tentativi di riaffermare gerarchie e codificazione di ruoli  messi in crisi  nella seconda metà del secolo scorso.

Presentiamo, su questi temi, l’intervento di una femminista che ha una approfondita conoscenza del femminismo nazionale e internazionale; si tratta della relazione tenuta in occasione del primo  Laboratorio di ricerca femminista, tenutosi a Milano, il 13 dicembre 2008, laboratorio dal titolo Il patriarcato è in crisi? Pratiche di resistenza e spunti teorici.



 

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