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Anni settanta addio? Riflessioni su una mostra a Milano. PDF Stampa E-mail
Editoriali e dibattiti - Dibattito redazionale
Martedì 06 Novembre 2012 08:41

Riflessioni della redazione sulla mostra tenuta al Palazzo reale di Milano, col titolo Anni settanta addio (senza punto interrogativo!) e conclusasi ai primi di settembre del 2012.

A cura della redazione.Mostra al palazzo reale di Milano: Addio anni settanta

Paolo:

Comincio dal titolo: perché addio? Tanto più che le presentazioni scritte fanno di quegli anni un laboratorio tutto da spiegare. Anni settanta dunque non addio, c'è troppa roba là dentro ancora da metabolizzare e la mostra stessa, tutto sommato, ne dà conto. Mancano però molte cose: la scuola, gli studenti, l'università ma poi anche le tecnologie nuove  che affascinavano (improvvisamente si parla poi dell'informatica e sembra come che i marziani siano scesi tra noi). Però che sberla! Io sono rimasto anche un po' schiacciato, a un certo punto io e Adriana ci siamo detti: ma noi dove eravamo mentre succedevano tutte queste cose?Presi molto di più dalle relazioni politiche, seguivamo meno i fermenti artistici tranne quelli di cui ci portavano l'eco i nostri studenti e qualche collega. E tuttavia c'è da meditare sul fatto che le sparatorie, l'autonomia operaia, la violenza di massa non viene storicizzata: qui nella mostra tutto ciò accade e basta, dell'autoritarismo nelle fabbriche e a scuola, della repressione delle lotte operaie, contadine e studentesche con tutti i morti dagli anni sessanta in avanti niente. Però il materiale sulle forme espressive per informarsi e discutere c'è ed è abbondante.

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Verso nuovi soggetti politici PDF Stampa E-mail
Editoriali e dibattiti - Dibattito redazionale
Venerdì 13 Luglio 2012 00:00

a cura della redazione

L'insofferenza verso la situazione sociale sempre più precaria di milioni di uomini e donne non più solo migranti, cresce di giorno in giorno e si esprime in modi diversi e cangianti: alcuni in forme più stabili e altri estemporanei. Tutti questi movimenti e aggregazioni a livello continentale esprimono una sfiducia pressoché totale nei confronti delle forme della politica e delle rappresentanze storiche e questo è al tempo stesso appassionante per lo scenario nuovo che può aprire e allarmante perché dal fondo di questa deriva ritornano alla superficie anche forze oscure alcune delle quali si richiamano esplicitamente al nazismo. In Italia ALBA è l'aggregazione recente più vistosa e per questo abbiamo deciso di dedicare il dibattito redazionale a una riflessione politica che parte dal manifesto dei promotori, che può essere letto qui.

Tuttavia ALBA non vuole essere per noi né un pretesto strumentale e neppure il solo riferimento del dibattito, ma solo un'occasione di ampia riflessione che si rivolge a diversi interlocutori e interlocutrici e prima di tutti ai lettori e alle lettrici di Overleft sui temi di una nuova soggettività politica, capace di appassionare e incidere.

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Riflessioni sulla crisi PDF Stampa E-mail
Editoriali e dibattiti - Dibattito redazionale
Giovedì 02 Febbraio 2012 17:50

Il testo di seguito è stato scritto da Franco Romanò, ma accoglie sollecitazioni e riflessioni dell'intera redazione.

Gli scenari cambiano in continuazione o così sembra: tuttavia, alcune linee di tendenza paiono ormai delinearsi con sufficiente chiarezza, almeno per poter avanzare qualche ipotesi e previsione sensata. Tali linee di tendenza si manifestano prima di tutto sul piano geopolitico, mentre latitano o quasi sul piano della reazione dei popoli, nonostante micro sollevazioni un po' ovunque, ma che non riescono a raggiungere la benedetta massa critica. È per questo che discutere, ma specialmente agire, in un contesto come questo, è particolarmente difficile: da un lato le riflessioni di geopolitica, senza potere influire su di esse, hanno il sapore di dispute accademiche che, per quanto intelligenti, alla lunga generano un senso di frustrazione; d'altro lato, però, è impossibile pensare a qualsiasi forma di resistenza o autodifesa dal basso senza tenerne conto. Allora, per rendere più agile questa riflessione e non ripetere cose dette molto bene da Marco D'Eramo in due successivi interventi sul Manifesto, riflessione che condivido pressoché totalmente, mi limito ad alcune chiose ulteriori sulla situazione della Germania.

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OverLeft n*3, autunno 2011 PDF Stampa E-mail
Editoriali e dibattiti - Dibattito redazionale
Venerdì 11 Novembre 2011 00:00

a cura della redazione

Zuccotti Park a New York, mentre viene scritta questa presentazione del nuovo numero di Overleft, è ancora presidiato dai militanti del movimento Occupy Wall Street. Stanno discutendo di un documento di cui si conosce il titolo:Foto di Silvio Pacillo Nuovo statuto economico del Popolo Americano che verrà reso pubblico, nella stesura definitiva, solo alla fine di novembre. Ma dei diciannove punti contenuti nella bozza di discussione si sa già qualche cosa: blocco degli aiuti agli istituti bancari, tassa sulle transazioni finanziarie, forti investimenti nelle infrastrutture, sviluppo centrato solo sull'energia alternativa, misure che impediscano alle imprese di delocalizzare; democratizzazione delle istituzioni finanziarie internazionali come il FMI e la Banca Mondiale, stop alla privatizzazione dell'acqua e ai cibi geneticamente modificati, sostegno alla scuola pubblica e piena gratuità della formazione, controllo del mercato delle armi ecc. Pare che gli estensori del documento siano più di un centinaio e non è facile quindi prevedere quale piega prenderà la discussione. Nel frattempo il movimento si è esteso a più di settanta città americane e si è congiunto alle altre mobilitazioni già in corso in altri paesi europei ed asiatici. Come è noto il 15 ottobre è stata una giornata di lotta su dimensione globale con 950 manifestazioni (così si dice) in ottanta paesi. Benché negli anni passati ci siano state manifestazioni tenute negli stessi giorni in diversi paesi, in questo caso, ci troviamo di fronte alla prima giornata di lotta condotta simultaneamente a livello mondiale. Essa rappresenta quindi un fatto storico, una pagina nuova nell'epopea delle mobilitazioni popolari. Overleft riconosce l'importanza di questi movimenti per la carica critica che manifestano nei confronti di un'economia ispirata ai principi del neoliberismo, guidata dall'alta finanza, fondata sul profitto e sulla logica di mercato e intende seguire per quanto possibile il loro percorso con approfondimenti tematici, riflessioni, pubblicazione di documenti. Nel frattempo continuiamo a seguire il nostro tragitto di ricerca e discussione sui problemi economici e culturali del tempo presente con la diffusione di questo terzo numero (quarto comprendendo il numero zero) della nostra rivista on-line). Nella rubrica Con Marx oltre Marx, vengono presentati  due ritratti dell'autore di Il Capitale (il primo di Jacques Attali, il secondo di Eric Hobsbawn) e uno di Frederic Engels (di Tristram Hunt) che dimostrano il rinnovato interesse per la loro vita e per le loro teorie ritornate di attualità dopo la fine delle esperienze del socialismo reale. Nella sezione intitolata L'altra globalizzazione, su concessione di Pino Ferraris, viene presentato il suo studio, che è l'unico apparso in Italia, sui numerosi suicidi avvenuti a France Telecom e in altre aziende francesi: episodi che mettono in luce la barbarie a cui può arrivare una organizzazione del lavoro postfordista integralmente subordinata al profitto. Per Dopo il diluvio pubblichiamo saggi sui poeti Marianne Moore, Wallace Stevens, Alice Ceresa, Dino Campana e Giacomo Leopardi (tutti poeti a dire il vero di ‘prima’ del diluvio!). Per Spigolature proponiamo un'intervista a Loris Caruso, l'autore di un interessante studio sui movimenti del No-Tav e No-Dal Molin, che aggiorna le analisi sulla mobilitazione contro l'alta velocità in val di Susa alla luce dei nuovi avvenimenti.

Non apriamo questo numero col consueto dibattito redazionale: abbiamo tuttora in corso nuove riflessioni sull’anomalia italiana, sulle forme del lavoro, ma in particolare una disamina sul rapporto tra stato italiano e Vaticano, tutto ciò è in programma per il prossimo numero.

 
Esiste l'anomalia italiana? PDF Stampa E-mail
Editoriali e dibattiti - Dibattito redazionale
Mercoledì 26 Gennaio 2011 00:00
L’interrogativo così secco e apparentemente inattuale di questo dibattito redazionale – Esiste l’anomalia italiana? – è nato in redazione riflettendo sulla Foto di Imagoeconomica congiunzione temporale di due fatti fra loro assai asimmetrici: la crisi politica in corso e l’avvicinarsi del 2011 con le celebrazioni dei 150 anni dell’unità d’Italia.

Ci piace mettere ad exergo del dibattito questo pampflet del 1580 (pubblicato su Repubblica del 6 11 2010) di autore anonimo, forse di area protestante, tradotto dal latino:

Vindiciae contra Tyrannos

"Tiranno è colui che toglie a molti per dare a due o tre favoriti, impoverisce tutti per elargire a quegli insolenti, rovina il bene pubblico per costruire la sua casa [...] innalza gente volgare e sconosciuta affinché questi pezzenti, dipendendo totalmente  da lui, lo adulino e si pieghino a ogni sua passione [...] odia gli uomini dotti e saggi [...]  ritenendo che la sua sicurezza risieda nella corruzione e nella degenerazione, [istituisce] taverne, case da giochi, bordelli e giochi, come fece Ciro". 

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