Dibattito redazionale
Editoriali e dibattiti -
Dibattito redazionale
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Giovedì 02 Febbraio 2012 17:50 |
Il testo di seguito è stato scritto da Franco Romanò, ma accoglie sollecitazioni e riflessioni dell'intera redazione.
Gli scenari cambiano in continuazione o così sembra: tuttavia, alcune linee di tendenza paiono ormai delinearsi con sufficiente chiarezza, almeno per poter avanzare qualche ipotesi e previsione sensata. Tali linee di tendenza si manifestano prima di tutto sul piano geopolitico, mentre latitano o quasi sul piano della reazione dei popoli, nonostante micro sollevazioni un po' ovunque, ma che non riescono a raggiungere la benedetta massa critica. È per questo che discutere, ma specialmente agire, in un contesto come questo, è particolarmente difficile: da un lato le riflessioni di geopolitica, senza potere influire su di esse, hanno il sapore di dispute accademiche che, per quanto intelligenti, alla lunga generano un senso di frustrazione; d'altro lato, però, è impossibile pensare a qualsiasi forma di resistenza o autodifesa dal basso senza tenerne conto. Allora, per rendere più agile questa riflessione e non ripetere cose dette molto bene da Marco D'Eramo in due successivi interventi sul Manifesto, riflessione che condivido pressoché totalmente, mi limito ad alcune chiose ulteriori sulla situazione della Germania.
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Venerdì 11 Novembre 2011 00:00 |
a cura della redazione
Zuccotti Park a New York, mentre viene scritta questa presentazione del nuovo numero di Overleft, è ancora presidiato dai militanti del movimento Occupy Wall Street. Stanno discutendo di un documento di cui si conosce il titolo: Nuovo statuto economico del Popolo Americano che verrà reso pubblico, nella stesura definitiva, solo alla fine di novembre. Ma dei diciannove punti contenuti nella bozza di discussione si sa già qualche cosa: blocco degli aiuti agli istituti bancari, tassa sulle transazioni finanziarie, forti investimenti nelle infrastrutture, sviluppo centrato solo sull'energia alternativa, misure che impediscano alle imprese di delocalizzare; democratizzazione delle istituzioni finanziarie internazionali come il FMI e la Banca Mondiale, stop alla privatizzazione dell'acqua e ai cibi geneticamente modificati, sostegno alla scuola pubblica e piena gratuità della formazione, controllo del mercato delle armi ecc. Pare che gli estensori del documento siano più di un centinaio e non è facile quindi prevedere quale piega prenderà la discussione. Nel frattempo il movimento si è esteso a più di settanta città americane e si è congiunto alle altre mobilitazioni già in corso in altri paesi europei ed asiatici. Come è noto il 15 ottobre è stata una giornata di lotta su dimensione globale con 950 manifestazioni (così si dice) in ottanta paesi. Benché negli anni passati ci siano state manifestazioni tenute negli stessi giorni in diversi paesi, in questo caso, ci troviamo di fronte alla prima giornata di lotta condotta simultaneamente a livello mondiale. Essa rappresenta quindi un fatto storico, una pagina nuova nell'epopea delle mobilitazioni popolari. Overleft riconosce l'importanza di questi movimenti per la carica critica che manifestano nei confronti di un'economia ispirata ai principi del neoliberismo, guidata dall'alta finanza, fondata sul profitto e sulla logica di mercato e intende seguire per quanto possibile il loro percorso con approfondimenti tematici, riflessioni, pubblicazione di documenti. Nel frattempo continuiamo a seguire il nostro tragitto di ricerca e discussione sui problemi economici e culturali del tempo presente con la diffusione di questo terzo numero (quarto comprendendo il numero zero) della nostra rivista on-line). Nella rubrica Con Marx oltre Marx, vengono presentati due ritratti dell'autore di Il Capitale (il primo di Jacques Attali, il secondo di Eric Hobsbawn) e uno di Frederic Engels (di Tristram Hunt) che dimostrano il rinnovato interesse per la loro vita e per le loro teorie ritornate di attualità dopo la fine delle esperienze del socialismo reale. Nella sezione intitolata L'altra globalizzazione, su concessione di Pino Ferraris, viene presentato il suo studio, che è l'unico apparso in Italia, sui numerosi suicidi avvenuti a France Telecom e in altre aziende francesi: episodi che mettono in luce la barbarie a cui può arrivare una organizzazione del lavoro postfordista integralmente subordinata al profitto. Per Dopo il diluvio pubblichiamo saggi sui poeti Marianne Moore, Wallace Stevens, Alice Ceresa, Dino Campana e Giacomo Leopardi (tutti poeti a dire il vero di ‘prima’ del diluvio!). Per Spigolature proponiamo un'intervista a Loris Caruso, l'autore di un interessante studio sui movimenti del No-Tav e No-Dal Molin, che aggiorna le analisi sulla mobilitazione contro l'alta velocità in val di Susa alla luce dei nuovi avvenimenti.
Non apriamo questo numero col consueto dibattito redazionale: abbiamo tuttora in corso nuove riflessioni sull’anomalia italiana, sulle forme del lavoro, ma in particolare una disamina sul rapporto tra stato italiano e Vaticano, tutto ciò è in programma per il prossimo numero. |
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Mercoledì 26 Gennaio 2011 00:00 |
L’interrogativo così secco e apparentemente inattuale di questo dibattito redazionale – Esiste l’anomalia italiana? – è nato in redazione riflettendo sulla congiunzione temporale di due fatti fra loro assai asimmetrici: la crisi politica in corso e l’avvicinarsi del 2011 con le celebrazioni dei 150 anni dell’unità d’Italia.
Ci piace mettere ad exergo del dibattito questo pampflet del 1580 (pubblicato su Repubblica del 6 11 2010) di autore anonimo, forse di area protestante, tradotto dal latino:
Vindiciae contra Tyrannos
"Tiranno è colui che toglie a molti per dare a due o tre favoriti, impoverisce tutti per elargire a quegli insolenti, rovina il bene pubblico per costruire la sua casa [...] innalza gente volgare e sconosciuta affinché questi pezzenti, dipendendo totalmente da lui, lo adulino e si pieghino a ogni sua passione [...] odia gli uomini dotti e saggi [...] ritenendo che la sua sicurezza risieda nella corruzione e nella degenerazione, [istituisce] taverne, case da giochi, bordelli e giochi, come fece Ciro".
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Martedì 11 Maggio 2010 00:00 |
Partita da generiche considerazioni sulle forme nuove del lavoro (nuove schiavitù, precarietà, false autonomie, caduta dei diritti, ecc…) la discussione della redazione ha investito il problema della femminilizzazione del lavoro. Un tema che spiazza e rompe con le tradizionali letture ma che ormai è parte integrante dello scenario attuale sul quale il capitalismo si muove. Spiazza soprattutto chi vive con disagio la devastante capacità del capitale di mercificare anche i settori della vita privata. Spiazza altresì chi si preoccupa di non cedere a questa mercificazione con proposte che, se non nelle intenzioni, rischiano, secondo loro, nei fatti, di essere ad essa consentanee (salario alle casalinghe e quant’altro…).
4 marzo da Paolo
Appunti sul lavoro in epoca post-fordista
La produzione di ricchezza non è più fondata, quanto meno nel mondo occidentale, solo ed esclusivamente sulla produzione materiale ma si basa sempre più su elementi di immaterialità, vale a dire su "merci" intangibili, difficilmente misurabili e quantificabili, che discendono direttamente dall'utilizzo delle facoltà relazionali, sentimentali e cerebrali degli esseri umani.
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Venerdì 01 Gennaio 2010 00:00 |
Il personale e il politico
Il dibattito che qui viene riportato, cui è stato conservato il titolo mutuato da un noto slogan femminista degli anni settanta, è nato occasionalmente da uno scambio di mail della redazione sulla struttura della rivista e che ha finito con l’interrogarsi sull’opportunità di dare spazio alle vicende di natura sessuale del capo del governo (e dintorni) o se in definitiva era meglio tacerne. Alla fine ha prevalso l’idea di rendere pubblica la discussione che, per le diverse posizioni che esprime, è sembrato a tutti potesse interessare chi ci legge.
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