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Giampiero Neri legge Vasilij Grossman, Vita e destino PDF Stampa E-mail
Rubriche - Letture e spigolature
Venerdì 13 Luglio 2012 00:00

di Giampiero NeriVita e Destino, Adelphi, 2008

Una delle poche consolazioni che si hanno a leggere le 827 pagine di Vita e destino di Vasilij Grossman

è pensare di rileggerle una seconda volta, non tanto e non solo perché con la prima non si è capito abbastanza,

ma perché con Vita e destino si ha l'impressione di essere a un passo dalla comprensione di tutto. L'impressione è entusiasmante.

Quando mai ne abbiamo avuta una uguale?

Grossman sembra mettere mano a cielo e terra.

Ricominciamo a pensare, a mettere ordine alle nostre idee, riprendiamo dall'alfabeto.

Non tutto è perduto.

Lasciamo pure che ci sia chi si mette la mano sul cuore.

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La Chiesa cattolica come anomalia PDF Stampa E-mail
Rubriche - Letture e spigolature
Mercoledì 08 Febbraio 2012 17:52

di Aldo Marchetti

1 Premessa

Nella redazione di Overleft si è aperta da tempo una discussione sulle anomalie del caso italiano. Ritengo quindi utile dare inizio a una serie di interventi su questo tema che del resto è stato sviluppato, in occasione dell'anniversario dell'Unità d'Italia, da studiosi di diverse discipline, talvolta con risultati di notevole interesse. Penso, ad esempio, ai lavori di Ginsborg (Salviamo l'Italia), Cassese (L'Italia una società senza stato?), De Luna (La repubblica del dolore).

Spesso le riflessioni si soffermano sul ritardo nella formazione dello stato unitario, la partecipazione marginale del popolo, lo squilibrio tra le regioni del paese. Anche lo sviluppo industriale sarebbe avvenuto in modo stentato,Roma, 11 febbraio 1929. trascinato più dallo stato che dai capitali privati e con una carenza cronica di capacità manageriali. La formazione di una società democratica matura e di un'identità nazionale, a loro volta sarebbero state impedite da una lunga storia di divisioni e particolarismi. In questa sede mi soffermo su un'anomalia indiscutibile: quella della presenza dello Stato del Vaticano nel territorio nazionale e dell'influenza della Chiesa sulla vita civile. In nessun altro paese al mondo trova dimora il centro di  potere di una religione universale che è anche uno stato in uno stato. Nessun'altra religione è organizzata come una monarchia assoluta con a capo un pontefice che concentra su di sé tutti i poteri religiosi e che è anche un capo di governo (va aggiunto, per inciso, che nessun'altra religione si presenta, nei momenti rituali, con lo sfarzo di un'antica corte orientale come quello di cui si ammanta il papa romano. Ricordiamo che la sedia gestatoria sormontata dal flabello, la cerimonia dell'incoronazione e il trono papale sono caduti in disuso solo con papa Luciani mentre l'imposizione della tiara, simbolo della concentrazione dei tre poteri, è stata abolita a partire dal pontificato di Paolo VI ma resta come emblema sulla bandiera vaticana). Queste pagine non trattano tuttavia del problema del rapporto tra Vaticano e Stato italiano ma si soffermano su un aspetto particolare della presenza cattolica: quello dell'indebolimento progressivo dello spirito religioso e del modo in cui la Chiesa reagisce a questo processo, riorganizzando da una parte i gruppi di laici ad essa legati e accentuando dall'altra i caratteri più tipicamente conservatori della propria dottrina. In effetti ci troviamo di fronte a un paradosso. Quanto meno la religione conta nella vita del popolo tanto più la Chiesa cerca di imporsi nella vita civile e politica e quanto più la Chiesa si allontana dalla società moderna tanto più si rinchiude in sé stessa affermando il carattere più retrivo e dogmatico della sua dottrina. Ciò che si cerca di fare in queste note è riflettere, in modo del tutto iniziale, su queste contraddizioni.

 

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Giorgio Caproni. Disabitante innamorato. PDF Stampa E-mail
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Giovedì 12 Gennaio 2012 17:07

di Paolo Rabissi

Un'analisi dell'opera di Giorgio Caproni, uno dei grandi poeti del secondo Novecento, amato dai giovani, trascurato e poco pubblicato.

Il disabitante

E’ perenne congedarsi dal mondo la poesia di G. Caproni. Un congedo che dura più di cinquantanni, da Come un’allegoria che esce nel 1936 a Il conte di Kevenhüller del 1986.Giorgio Caproni

A leggere l’intera sua opera il sentimento di esilio nel mondo, che il poeta esprime, finisce col risultare dominante.Un sentimento che si fa via via più vivo dopo la tragica esperienza della guerra ma che diviene esplicita coscienza a partire dalla raccolta, pubblicata nel 1965, col titoloCongedo del viaggiatore cerimonioso & altre prosopopee. E’ su questo momento topico e su quelli successivi fino al termine della produzione di Caproni, saltando cioè per ora quella precedente, che vorrei soffermarmi per dichiarare, col poeta, quel sentimento.

Per chi sa  “d’avere più conoscenze / ormai di là che di qua”[1] cominciano a farsi necessari i saluti. Succede nella poesia del Congedo che dà  titolo alla raccolta. Il cerimonioso viaggiatore saluta, sul treno, i suoi compagni di viaggio, si scusa per il disturbo, si rammarica di non poter godere oltre della loro ottima compagnia. Segnali sicuri avvisano il viaggiatore che l’arrivo per lui è imminente, anche se il luogo del trasferimento è del tutto ignoto. Non solo: il viaggiatore confessa persino di non conoscere “quali stazioni / precedano la mia”[2].

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Intervista a Loris Caruso sul movimento NoTav PDF Stampa E-mail
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Venerdì 11 Novembre 2011 00:00

a cura di Laura Cantelmo

Loris Caruso è un ricercatore precario in Scienze politiche e sociali. Collabora con L'Università di Torino e di Milano-Bicocca, dove si occupa di movimenti sociali e comunicazione politica.

 

Dopo il referendum sull'acqua pensi che i No Tav abbiano trovato maggiore solidarietà nel paese?

Già ne avevano tantissima. I No Tav rappresentano un modello molto rispettato. La solidarietà in parte è cresciuta per il legame instauratosi con il discorso dei beni comuni. Questo della Val di Susa, col passare del tempo, è l'unico movimento a reggere, insieme a quello dell'acqua. Anche perché è chiaro a tutti, anche ai più accaniti sostenitori del progetto della ferrovia, che essa non serve a nulla: gli argomenti di costoro non sono mai di tipo tecnico, ma puramente ideologico.

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Notizie atomiche PDF Stampa E-mail
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Mercoledì 26 Gennaio 2011 00:00

 di Franco RomanòIl segreto delle tre pallottole, di Maurizio Torrealta e Emilio Del Giudice, Verdenero, 2010

Un libro affascinante e inquietante, scritto come un giallo. I misteri non sono soltanto italiani, purtroppo, in giro per il mondo ce ne sono parecchi e gravano in modo assai pesante e minaccioso sul nostro futuro.

Il Segreto delle tre pallottole, pubblicato nella collana Inchieste della casa editrice Verdenero, rientra pienamente in uno dei generi letterari e giornalistici oggi più interessanti: quello della narrazione d’inchiesta e del giallo politico (in questo caso specifico, politico-militare).

Ne sono autori un giornalista di fama, Maurizio Torrealta, direttore di rai News 24 e un fisico che ha lavorato presso l’Enea e con altre prestigiose istituzioni scientifiche in Italia e all’estero: Emilio Del Giudice. Quest’ultimo, insieme a Giuliano Preparata, un altro fisico italiano di fama, recentemente scomparso purtroppo, si è occupato in passato anche di fusione fredda.

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