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Letture e spigolature
La grande bellezza PDF Stampa E-mail
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Lunedì 03 Marzo 2014 00:00

di Paolo Borzi

In occasione della vittoria all’Oscar come miglior film straniero, pubblichiamo questo commento critico di Paolo Borzi dopo l’assegnazione del Golden Globe.

I - Ori globali e cocci nazionali

All’indomani dell’assegnazione del Golden Globe a “la Grande Bellezza”, apro il terzo canale radiofonico della Rai e sento la breve intervista al critico d’uno dei massimi quotidiani nazionali. Nel significativo numero di parole concesse al commento, sento dire che gli americani hanno voluto premiare Roma, la Dolce Vita e la grande tradizione del cinema italiano. Insomma, il film di Sorrentino, per il critico, sarebbe stato premiato per cose che esulano dal film stesso, su cui non spende neanche una delle sue

La Grande Bellezza - fotogramma poche ma non pochissime parole. Forse la posizione intera del critico avrebbe espresso sfumature più ricche, in caso di tempi più lunghi concessi all’intervista. Se per assurdo avessero chiesto a me un parere in poche frasi, avrei detto che il film non mi era personalmente piaciuto, ma che quel riconoscimento meritava di essere ben accolto per l’eventuale futuro, non per il preclaro passato, del Cinema Italiano.

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Lord Keynes a Versailles PDF Stampa E-mail
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Lunedì 03 Marzo 2014 00:00

di Franco Romanò

L'apprendistato del grande economista e di una intera generazione di intellettuali, nella Versailles del primo dopoguerra e nella Cambridge di George Moore

In un agile libretto adelphiano dal titolo Le mie prime convinzioni e diviso in due parti, viene ricostruito  un segmento di storia europea che ha pesato in modo tragico sul secolo scorso. Il protagonista del volumetto è Lord Keynes, il maggiore economista del '900, ma quando lo incontriamo su queste pagine, egli non ha ancora la notorietà mondiale di cui godrà qualche anno dopo. A quell'epoca e cioè subito dopo la fine della Prima Guerra Mondiale, è un giovane e brillante studioso prestato alla diplomazia, tanto da far parte della delegazione britannica alle trattative di pace che si svolgono a Versailles. Il salotto Bloomsbury esistevaVersailles già, ma la sua iniziazione di quegli anni, avviene a Cambridge e nel club di giovani intellettuali con i quali avvia un sodalizio amicale e con alcuni di essi amoroso che durerà per tutta la vita; infatti, nella seconda parte del volume, che dà il titolo generale, vengono ricostruiti proprio i rapporti con David Garnett e gli altri del gruppo.

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Il sacro al tempo della crisi: 'Un giorno devi andare' di Giorgio Diritti PDF Stampa E-mail
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Giovedì 11 Luglio 2013 06:49

di Franco Romanò *

 

A religious community in Trentino in Italy and a group of missionaries in Brazil. Between them a girl, Augusta, who is questing her way. Among social contradictions and stereotyped charity the nature powerfully enlargies and claims Augusta to itself. About men, silence is better.

Una comunità trentina religiosa e una missione nel profondo Ovest brasiliano, nel mezzo una ragazza, Augusta, che cerca la sua strada. Fra contraddizioni sociali e stereotipate opere di carità la natura si La favela di Manaus dove è stato girato il filmespande imponente e richiama a sé la giovane donna. Degli uomini meglio non parlare.

A religious community in Trentino in Italy and a group of missionaries in Brazil. Between them a girl, Augusta, who is questing her way. Among social contradictions and stereotyped charity the nature powerfully enlargies and claims Augusta to itself. About men, silence is better.

Zwei religiöse Gemeinschaften In Italien (Trentino) und in Brazil. Zwischen Ihnen Augusta, eine junge Frau, die sucht sein Weg. Unter gesellschaftlichen Widerspruchen und klischeehaften Almosene, die imposant Natur sich ausdeht due junge Frau sich wieder. Über Männer,besser nicht zu sprechen.



L'ultimo film di Giorgio Diritti va iscritto nel novero delle opere mistiche del nostro tempo. Mi rendo conto che la mia è un'affermazione assai perentoria, anche perché il termine si presta a molti equivoci e fraintendimenti.

Meister Eckart era un mistico e un uomo di chiesa e dunque un religioso che aveva a che fare con la religione nei suoi diversi e molteplici aspetti: Monsignor Marcinkus condivide l'aspetto religioso con Meister Eckart, ma credo che anche molti cattolici storcerebbero il naso se lo definissi anche un mistico.

Mi rifaccio allora all'etimologia della parola, di origine greca: essa comprende in sé i concetti di mistero, del chiudere e del tacere, che sfociano nella contemplazione. Levi Bruhl parlava, a questo proposito, di partecipazione mistica per quanto attiene le religioni primitive a quel sentimento che riscontra il sacro ovunque, in qualsiasi fenomeno naturale di una certa rilevanza. Naturalmente, quanto più cisidistacca da quel sentimento effusivo e di fusione con la natura organica, con le religioni cosiddette positive e la cultura laica e materialista, tanto più l'esperienza mistica deve essere anche ricercata, in qualche modo perseguita, con la meditazione, il silenzio, l'ascolto di sé, ricorrendo anche a tecniche appropriate.

Essa, tuttavia, non può essere del tutto sovrapposta a quella religiosa neppure oggi; in questo modo mi avvicino al film di Giorgio Diritti, considerandolo da quello che mi sembra il punto di vista scelto dal regista, il suo filtro per guardare al mondo, al sociale, presente in quest'opera come nelle precedenti, fin dall'indimenticabile Il vento fa il suo giro, per arrivare a L'uomo che verrà ed ora a quest'ultimo.

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Enzo Jannacci a Milano PDF Stampa E-mail
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Mercoledì 10 Luglio 2013 12:12

Cura della redazione

 

Parole e musica di Enzo Jannacci rivissute dai componenti della redazione.

Words and music by Enzo Jannacci: revival by Overleft board.

Worte und Musik von Enzo Jannacci.

 

Paolo Rabissi:

Cara Adriana, mi sono piaciute molto le parole che hai usato intorno alla identità di Jannacci: "Non c'è arte senza visionarietà, rovesciamento di logiche consolidate, sberleffo verso il potere, pietas, gusto per l'improbabile e l'impossibile."

Lo dici riferendoti a lui, deceduto ieri l'altro, malato da tempo, aveva 78 anni. Ha accompagnato la mia adolescenza, le sue canzoni sono state una delle colonne sonore della mia milanesità. D'accordo ci sono stati anche il rock, il blues, il jazz, nelle loro versioni anglosassoni e anche in quelle nostrane. A parte che nella musica e nelle storie di Jannacci c'era un po' di tutto questo. E del resto rock, jazz, ecc hanno nel loro dna le storie di emarginati, disperati, sfruttati. Ma nel caso di Jannacci non si trattava solo di questo. I suoi personaggi e la sua musica rimandano spesso a un mondo fuori posto, sotterraneo. Penso alla storia di prete Liprando, che fu per me diciottenne un tuffo nella storia, nella satira, nell'allegria. Ma in quella messa in scena fantasmagorica che è il giudizio di Dio a cui il prete viene sottoposto c'è molto altro. Anzitutto una vena letteraria laica che nella Milano di fine anni cinquanta suonava come una chiamata a farsi coraggio nel momento periclitante della mia già debolissima fede, ancora qualche passo e il mio ateismo si sarebbe organizzato al meglio, dandomi identità.

Poi il coro. Nell'esecuzione del pezzo, introdotto da un cambio di voce in falsetto, viene introdotto un brianzolo curioso che è venuto addirittura da Como e che nel bailamme della folla attratta dallo spettacolo gratuito non riesce a vedere niente. Una situazione comica ma lui non ha proprio l'aria di uno che si diverte. Per venire da Como 'sin qui' deve essersi dato la briga di ascoltare notizie rumorose di coseSchermata_2013-07-15_alle_12.34.11 straordinarie che si stavano verificando a Milano, un prete che metteva in discussione la potenza dell'arcivescovo della grande città! Un prete che affronterà il giudizio di Dio apposta per snudarlo e comprometterlo agli occhi dei fedeli. Già non è stato facile fare il viaggio di andata, ora toccherà anche tornare indietro senza aver visto niente. Il lombardo curioso deve essersene tornato triste e sconsolato, con l'aria di quello che nella vita non è mai al posto giusto. Ma senza rassegnazione. Gli eroi di Jannacci possono essere tristi ma mai rassegnati, mai pacificati, mai sconfitti. Spesso 'incazzati'. Difficile che quegli eroi dalla retroguardia della vita cui sembrano destinati possano raggiungere la testa, tuttavia chi non si sente mai al posto giusto nella vita non è detto che resti sempre indietro, talvolta te lo ritrovi poi in avanguardia. Perché lo spirito che anima quegli eroi di pochi mezzi è la volontà mai dismessa di provarci, anche a costo di sbatterci il muso, magari per vie straordinarie e irridenti le convenzioni. Una lezione di vita che aiutava a trovarsi.
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La 'grandiosa guerra' di Rosa Luxemburg e la nostra PDF Stampa E-mail
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Giovedì 11 Aprile 2013 22:27

di Franco Romanò

 

Da una lettera di Rosa Luxemburg a un breve saggio di Joseph Roth un libro picco
lo e prezioso che ci parla del rapporto drammatico fra la specie umana e le altr
e.
Starting from a letter written by Rosa Luxemburg, to a short essay by Joseph Roth, a little and precious book about the dramatic relationship between human species and the others.

Da una lettera di Rosa Luxemburg a un breve saggio di Joseph Roth un libro piccolo e prezioso che ci parla del rapporto drammatico fra la specie umana e le altre: Rosa Luxembourg, Un po' di compassione, Adelphi.

Starting from a letter written by Rosa Luxemburg, to a short essay by Joseph Roth, a little and precious book about the dramatic relationship between human species and the others.

 

A Berlino, mi ritrovo a parlare di Rosa Luxemburg e di Antonio Gramsci con un'amica. Le dico della mia idea di dedicarmi alle Lettere dal carcere del fondatore del PCI e non, come sempre, soltanto dei Quaderni e lei mi dice che anche Luxemburg ha scritto un epistolario di tutto rispetto. Lo sapevo, ma tuttora ho delle ide confuse sulla sua estensione; mi ricordavo, invece, di una lettera in particolare, assai intensa e che mi fece una grande impressione quando la lessi, anni fa. Ricordo alla mia amica l'argomento, commettendo però un'imprecisione che Corinne mi corregge subito. Il giorno dopo fa di meglio e mi porta un libretto di Adelphi di 65 pagine, minuto, ed è così che vengo in possesso di un prezioso cammeo, una vera gemma per cui bisogna essere grati all'amica che te lo fa conoscere maanche al curatore – Marco Rispoli – che ha avuto l'idea  di assemblare in così poche pagine, scritti tanto brevi quanto densi (compresa la sua nota finale), che mettono chi legge di fronte a scritture tanto essenziali quanto assolute (gli imperdonabili di cui scrive Cristina Campo nei suoi saggi migliori). Non dirò nulla sul tema, o i temi che vengono toccati, perché qualunque definizione iniziale sarebbe più che riduttiva; spero di riuscire a farli emergere strada facendo.249px-rembrandt_harmensz._van_rijn_053

 Il titolo prima di tutto. Rosa Luxemburg: Un po' di compassione. A cura di Marco Rispoli, Adelphi, Milano 2007. Alla lettera seguono: l'introduzione di Kark Kraus alla missiva della rivoluzionaria polacca, che lo scrittore pubblicò sulla rivista Fackel, la lettera al direttore di una lettrice della rivista, cui Kraus risponde, un racconto di Kafka, il commento di Canetti al racconto di Kafka e uno scritto di Joseph Roth. A concludere, la nota di Rispoli.

 

 LA LETTERA DI ROSA

 Nel dicembre del 1917, Rosa Luxemburg scrive a Sonja Liebnecht (Sonicka), mentre si trova nel carcere di Breslavia da tre anni. Nella prima parte della lettera si occupa di questioni politiche e invita la sua interlocutrice e tutto l'entourage spartachista a non prestare ascolto alla stampa borghese in merito a ciò che avviene in Russia e ad avere fiducia. A tratti, il suo linguaggio si fa perentorio, come si conviene a una leader politica che intende orientare e prendersi le sue responsabilità.Nella seconda parte la lettera si fa più personale e intima: prima il ricordo di Karl Liebnecht, imprigionato anche lui, poi quello dell'ultimo Natale trascorso tutti insieme intorno a un grande abete, mentre quello che ha in carcere è così piccolo e modesto. L'accenno all'albero la porta al ricordo nostalgico delle escursioni nello Stiglitzer Park a Berlino e in mezzo ai suoi fiori e piante: ligustri, mirti e altri vegetali e arbusti che Luxemburg descrive in pochi tratti, tanto

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