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Rubriche - Letture e spigolature
Mercoledì 26 Gennaio 2011 00:00

 di Franco RomanòIl segreto delle tre pallottole, di Maurizio Torrealta e Emilio Del Giudice, Verdenero, 2010

Un libro affascinante e inquietante, scritto come un giallo. I misteri non sono soltanto italiani, purtroppo, in giro per il mondo ce ne sono parecchi e gravano in modo assai pesante e minaccioso sul nostro futuro.

Il Segreto delle tre pallottole, pubblicato nella collana Inchieste della casa editrice Verdenero, rientra pienamente in uno dei generi letterari e giornalistici oggi più interessanti: quello della narrazione d’inchiesta e del giallo politico (in questo caso specifico, politico-militare).

Ne sono autori un giornalista di fama, Maurizio Torrealta, direttore di rai News 24 e un fisico che ha lavorato presso l’Enea e con altre prestigiose istituzioni scientifiche in Italia e all’estero: Emilio Del Giudice. Quest’ultimo, insieme a Giuliano Preparata, un altro fisico italiano di fama, recentemente scomparso purtroppo, si è occupato in passato anche di fusione fredda.

Il libro affronta un tema che, nonostante qualche breccia si sia aperta, è circondato ancora oggi da reticenze, silenzi e pericoli: i danni collaterali causati dal cosiddetto ‘uranio impoverito’, definizione che i due autori tuttavia respingono come si vedrà dal momento che tale formula sembrerebbe nascondere una realta´ ben piu´ grave  e che non si vuole ammettere: l´uso di armi nucleari tattiche.

Sarà bene ribadire subito che Il segreto delle tre pallottole, pur essendo scritto seguendo i clichè tipici del romanzo giallo, è prima di tutto un'accurata inchiesta giornalistica di Maurizio Torrealta: alcuni spezzoni di tale inchiesta, peraltro, sono entrati anche in reportage televisivi, trasmessi in orari non propriamente rivolti a un pubblico di massa. In una recente presentazione del libro, Torrealta e Del Giudice hanno proiettato anche i documentari, per cui anche a questi mi riferiro´ in questa recensione.
Il carro fantasma, Salvador Dalì, 1933.

 

Il libro prende le mosse da una misteriosa telefonata che uno scienziato, Martin  Fleishmann, riceve una sera quando, per un disguido aeroportuale, è costretto a trattenersi una notte in più nel luogo dove si trova. Con vivo disappunto egli è obbligato a cercarsi un albergo qualsiasi ed è proprio mentre si trova alla reception del suo occasionale rifugio che viene chiamato al centralino dell’albergo. Dall’altra parte del filo c’è niente meno che Edward Teller, lo scienziato cui dobbiamo l’esistenza della bomba all’idrogeno. L’interlocutore intrattiene con Fleishmann una generica conversazione sul suo stato di salute. Finito il dialogo, Fleishmann però si domanda come sia possibile che Teller lo abbia chiamato proprio lì dove si trova, dal momento che neppure lui sapeva di arrivarci in quell’albergo, dal momento che avrebbe dovuto trovarsi su un volo diretto a Londra! Naturalmente la risposta non può che essere una: il nostro scienziato è vittima di un pedinamento, qualcuno gli tiene costantemente gli occhi addosso e vuole anche farglielo sapere: si tratta, dunque di un avvertimento in perfetto stile mafioso. Trattandosi anche di un giallo non racconterò tutta la storia, ma diciamo che l’inizio è assai promettente, anche per chi è un semplice cultore del genere. Aggiungerò semplicemente che Fleishmann, vittima del pedinamento, ha collaborato in passato a programmi militari (e perciò vincolato a un giuramento di segretezza sulle ricerche da lui svolte) e fu tra i primi a occuparsi di fusione fredda fin dagli anni ’40 del secolo scorso.

 

Il secondo protagonista importante della storia, apparentemente scollegato dal primo, è un' équipe britannica che condusse un’inchiesta intorno a un misterioso cratere lasciato dopo un bombardamento israeliano in Libano. Nel luogo, l’équipe riscontra la presenza di un tasso di radioattività incompatibile con tutto ciò che si sa delle armi convenzionali usate dagli eserciti di tutto il mondo. Non solo: la stessa équipe scopre che anche medici palestinesi intervenuti sul posto, cercano di capirci qualcosa di più sul tipo di armi usate dall’aviazione israeliana. Un altro elemento da decifrare è la prudenza di Hamas che, invece di denunciare l’anomalia di una radiazione così elevata, sembra voler minimizzare. Si capirà proseguendo nella lettura del libro che tale reticenza è dovuta alla necessità di non spaventare la popolazione.

Quando Torrealta viene a conoscenza del lavoro svolto dalla équipe britannica, decide di condurre un’inchiesta a sua volta per Rai News 24. Egli prende contatto con tutti coloro che si sono già occupati della questione, ma scopre subito che tutta la problematica ha delle ricadute sul piano scientifico che egli non è in grado di padroneggiare. Torrealta non è un fisico, è un bravo giornalista, ma non un tuttologo e non è facile entrare nei meandri di questioni come la differenza fra fissione e fusione nucleare, uranio arricchito e non ecc. Ci vuole uno scienziato e Torrealta lo trova nel terzo protagonista della nostra storia, che nel libro, per ragioni che vengono spiegate nella quarta di copertina e nell’introduzione, si chiama Kurt Grass.

L’inchiesta, grazie alla collaborazione dello scienziato, prende davvero il volo perché Kurt Grass è in grado di spiegare cosa possa essere avvenuto intorno a quel cratere, ma non soltanto lì.

La Voix des airs, René Magritte, 1931, Olio su tela, Guggenheim Collection, Venezia.Nel prosieguo dell’inchiesta, infatti, si scopre un altro fatto anomalo, accaduto durante la prima guerra del Golfo.

Questa volta è un veterano americano a parlare, rivelando che un ordigno nucleare fu lanciato in profondità in una zona desertica della regione di Bassora, proprio l’ultimo giorno di guerra. Il militare statunitense, già sentito da altre commissioni e che ha fondato un´associazione di reduci che si occupa delle strane malattie contratte dai militari impegnati nelle missioni in Iraq e altrove, conferma anche in un´intervista a Torrealta la propria certezza. Il giornalista registra le sue affermazioni e decide di controllarle; ma come?

Un’esplosione atomica, in profondità, provoca effetti analoghi a quelli di un terremoto e se si conosce la potenza della bomba, è sufficiente verificare se i sismografi delle agenzie e delle organizzazioni preposte al monitoraggio del territorio, hanno registrato nel giorno indicato dal veterano statunitense un evento sismico. La ricerca ha esito positivo: sono molti i centri sismografi internazionali che hanno registrato un ‘terremoto’ nella zona di Bassora proprio il giorno indicato dal veterano statunitense. Alcuni centri sono ancora più precisi, affermando di aver registrato onde corrispondenti a 4.2 della scala Richter, ma di non essere in grado di confermare che siano state provocate da eventi sismici perché l’onda presenta caratteristiche diverse da quelle appartenenti al qualsiasi terremoto. Da che cosa è stata provocata allora?   

A questo punto Torrealta compie una mossa apparentemente ingenua ma che si rivelerà invece decisiva: si rivolge direttamente al Pentagono e chiede se durante la guerra del 1991 in Iraq siano state usate armi atomiche. La risposta, imprevedibile e al tempo stesso surreale, è la seguente: in quale giorno? 

 

Basterebbe forse questo a convincere, ma Torrealta e Del Giudice vanno oltre e cioè si occupano anche del cosiddetto fall out radiottivo. Poiché la città di Bassora si trova a pochi chilometri dalla zona desertica dove la bomba sarebbe esplosa, Torrealta chiede ai medici locali i dati epidemiologici della città irachena e scopre in primo luogo la loro reticenza, dettata dalla diffidenza ormai consolidata che nel mondo arabo si ha verso gli occidentali. Quando però si rendono conto della serietà dei loro interlocutori, i dati escono fuori e sono impressionanti: l’aumento di tumori è assolutamente anomalo e improvviso e si tratta il più delle volte di tumori rarissimi, statisticamente improbabili e in una concentrazione che non può che derivare da inquinamento radioattivo.    

 

Tutta la narrazione è costellata da altri misteri, come per esempio la maledizione di Tutankamen, titolo quanto mai inquietante, di un capitolo del libro.

 

Alla segnalazione di questa importante opera di Torrealta e Del Giudice, affianco una mia testimonianza personale, che mi ha spinto a leggere immediatamente questo libro e che è stata confermata dalla proiezione dei filmati.

Qualche anno fa, mi capitò di seguire per caso, proprio uno spezzone di questa inchiesta televisiva di Torrealta, durante la quale veniva mostrato il video di una esplosione. Il filmato mostrava inconfondibilmente un fungo atomico, più piccolo di quello visto molte volte su Hiroshima e Nakasaki, ma certamente un fungo dalla forma inconfondibile. Saltai letteralmente sulla sedia vedendo quelle immagini e mi aspettavo qualche reazione e invece nulla; poi, forse per rimozione, me ne dimenticai anch’io.

Rimane un ultimo protagonista del libro, che chiude il cerchio e sul quale però dirò molto poco lasciando al lettore il piacere di tirare da solo i mille fili di questa inchiesta. Parlo della fusione fredda che apparentemente ha poco a che vedere con tutto quello di cui ho scritto fino ad ora. Anche l'inchiesta televisiva di Torrealta, come il libro Il segreto delle tre pallottole, si occupava anche di fusione fredda, ma io non collegai le due cose, allora.

Nella mia ignoranza pensavo che le famose bombe atomiche tattiche fossero delle piccole bombe nucleari basate sullo stesso principio scientifico di quelle di Hiroshima e Nakasaki e cioè la fissione nucleare dell’atomo di plutonio arricchito che provoca la reazione a catena.

Lo scienziato Kurt Grass, protagonista del libro, spiega come la mia ipotesi fosse sbagliata da un punto di vista scientifico, ma non l’intuizione che di esplosione nucleare si trattasse. Come è possibile tutto questo e che cosa ha a che fare la fusione fredda con tutto questo? Qui mi fermo perché Il segreto delle tre pallottole spiega in modo dettagliato e preciso proprio come ciò sia possibile e io non potrei scrivere meglio di quanto hanno fatto i due autori.