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Dopo il diluvio: discorsi su letteratura e arti
Questa sezione si occupa di arti e di letteratura. Anche questo titolo contiene un’indicazione di massima che ovviamente trova una maggiore evidenza per il lettore, con la lettura dei saggi. Riteniamo che ci sia uno spartiacque nel secondo ‘900, un prima e un dopo e che tale ‘dopo’ sia contrassegnato dalla trasformazione della cultura in puro consumo, spettacolo e intrattenimento. Riprendiamo qui le analisi critiche che su questo fenomeno altri hanno già fatto, ponendoci anche un’esigenza di risposta e reazione a tale deriva.


'La camera da letto' di Attilio Bertolucci. L’epica del quotidiano nel secondo Novecento. PDF Stampa E-mail
Aree tematiche - Dopo il diluvio: discorsi su letteratura e arti
Mercoledì 10 Luglio 2013 19:58

di Paolo Rabissi*

 

Attilio Bertolucci, sulle orme di Proust, recupera in 'La camera da letto' la memoria del suo passato e ce la consegna in un romanzo in versi. Un verso meticcio, che non rinuncia a slanci epico-lirici pur dentro la prosa quotidiana del vissuto. Un poema che chiude il secondo Novecento in anticlimax per l'amore sconfinato verso la vita, verso la luce del sole che fa brillare i mucchi d'immondizia nelle città e fa di rame e d'oro il letame nella campagna.

Attilio Bertolucci, sulle orme di Proust, recupera in 'La camera da letto' [1] la memoria del suo passato e ce la consegna in un romanzo in versi. Un verso meticcio, che non rinuncia a slanci epico-lirici pur dentro la prosa quotidiana del vissuto. Un poema che chiude il secondo Novecento in anticlimax per l'amore sconfinato verso la vita, verso la luce del sole che fa brillare i mucchi d'immondizia nelle città e fa di rame e d'oro il letame nella campagna.

Attilio Bertolucci, following Proust, recorversin La Camera da letto the memory of his past and he presents it as a novel written in verses. A mestizo verse that does not abdicate from epic lyric abandons rooted into the prose of dayling living.

Mit 'La camera da letto', Attilio Bertolucci, als Proust, nachholt die Erinnerung seines Vergangenheit und er anvertrauert sie uns in einem Roman, in Versen geschrieben. Sein Vers verzichtet nicht auf  lyrischen Schwung.


In un articolo, apparso nel lontano 1954 sulla ‘Gazzetta di Parma’ [2] intitolato ‘Il libro per la sera’,  Attilio Bertolucci confida al lettore l’abitudine antica e amatissima di portarsi un libro in ‘camera da letto’, la sera, ‘per una lettura intima, che consoli della giornata finita e aiuti contro la notte imminente’. Il libro per le sere della sua lunga infanzia e adolescenza, confessa poi, è stato quasi esclusivamente un romanzo, anzi ‘il’ romanzo, La ricerca del tempo perduto di Marcel Proust, tanto che Bertolucci, in chiusura di articolo, si sente in dovere di giustificare la mancata citazione di ‘almeno un libro di versi’. E, proprio ragionando sulla poesia, il poeta conclude con una nota su di essa: privilegio supremo della poesia, insieme alla musica, è quello di donare una ‘sequenza di versi incorruttibili e indistruttibili’ che rappresentano una ‘gioia per sempre incarnata in noi sino alla morte’.

La lunga operosa fatica del poeta del ‘romanzo famigliare in versi’, che durerà trent’anni, dal 1957 al 1988, anno della pubblicazione delSchermata_2013-07-15_alle_11.34.22 secondo e ultimo libro col titolo ‘La camera da letto’, sembra possedere in sé la strenua volontà di donare al lettore italiano di fine novecento quella sequenza di ‘versi incorruttibili e indistruttibili’ che, calati nella forma del poema epico-lirico, vadano ad aggiungersi,
romanzo tra i romanzi, al ‘libro della sera’.

‘Che consoli della giornata finita e aiuti contro la notte imminente’.

Che conforti, rammemorandola, della frazione di vita irrimediabilmente trascorsa e conceda di prolungare il tempo della luce fino a  sporgersi nel territorio della notte.

Il dono di una poesia che consoli dell’impossibilità di arrestare il Tempo.

Il poeta, nel dire il proprio personale romanzo in versi (con al centro se stesso e i propri affetti familiari), non potrà che avere il tono dolente, armato di pietas, di chi, consapevole della caducità della condizione umana, osserva compiersi il proprio destino in un processo inarrestabile.  Il tono della voce dovrà evitare strilli o acuti affinché il sentimento inconsolabile della fine di una giornata, e dell’avvento della morte apparente del sonno, non finisca col cedere alla disperazione; dovrà quella voce echeggiare piuttosto che rimbombare, scaldare piuttosto che bruciare. Sarà una voce cordiale, colloquiale, intima. Che riuscirà però a dire l’inesauribile amore per la vita, la luce, la poesia. In questo modo quella voce consolatoria riuscirà a ingannare la notte prolungando la luce ravvivandola proprio nel momento in cui la carne sta per cedere all’abbraccio del sonno. Saprà accompagnarci sin oltre le soglie del buio.

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La profezia come genere letterario PDF Stampa E-mail
Aree tematiche - Dopo il diluvio: discorsi su letteratura e arti
Mercoledì 10 Luglio 2013 19:51

di Franco Romanò

La profezia diventa sempre più genere letterario. L'utopia, sua moderna sorella, si trasforma nel Novecento in distopia cioè in utopia negativa mentre collassa il comunismo primo tentativo della Storia di un regno di Dio nell'al di qua. Che ne sarà nel futuro?

Bruegel, Il trionfo della morte, particolare

Profecy becomes more and more a litterary genre. Utopia, her modern sister, transforms itself (during the twenty century) into distopy, while communism, the first attempt to build the Paradise on the earth, collapses. What does happen in the future about it?

Die Prophezeiung ist ein literarisch Geschlecht. Die Utopie, der Prophezeiung die moderne Schewester, verendernet sich auf  die negtive Utopie, um '900, während der Kommunismus, der erste Versuch ein Paradies über die Erde erbauen, ist kaputt. Was sein wird ins Futur?

Introduzione

Quello profetico è sempre stato un genere letterario, anche quando – alle sue origini - prevaleva il suo contenuto religioso e visionario. La stessa Apocalisse di Giovanni nasce in un humus culturale pronto ad accoglierla e prima della sua ci sono le Apocalissi di Geremia e di altri. L'evoluzione nei secoli del genere profetico apocalittico ha dei risvolti assai interessanti, ma vorrei concentrarmi in particolare sulle trasformazioni nella modernità, che precipitano, nel secolo scorso, in una serie di opere emblematiche, molte delle quali appartenenti alla letteratura anglo-statunitense. La profezia perde sempre più il suo senso escatologico e religioso, per divenire opera visionaria, ma la vera e più profonda trasformazione è un'altra: mentre alle origini e pur passando attraverso visioni catastrofiche, le apocalissi promettevano la salvezza alla fine di immani sofferenze, nella modernità si afferma sempre più la distopia e cioè l'utopia negativa.

La svolta, nella storia della letteratura occidentale, avviene con L'Utopia di More, perché in essa compare per la prima volta l'idea che il riscatto dell'umanità non debba per forza avvenire alla fine dei tempi e quindi in una dimensione escatologica e metastorica, ma dentro la storia. Certo il luogo dell'isola che non c'è sembra rimandare all'indefinito, ma bisogna considerare pure che a metà del 1500 la Terra non era stata ancora del tutto esplorata.

 

Mito, profezia, utopia

Esiste affinità fra mito, profezia ed utopia? Se si risale alle origini dei primi due termini no; eppure, se si rilegge il testo di Thomas More alla luce delle passioni che ha suscitato nei secoli, allora si può a buon diritto parlare dell'utopia come di un vero mito della modernità, che ha spinto singoli individui e comunità, classi sociali e popoli a credere di potere realizzare il paradiso in terra e quindi attuare nella storia quello che la profezia rimandava nell'aldilà del tempo storico. Naturalmente gli intenti e i programmi degli utopisti furono diversi, seppure sia facile riscontrare alcune caratteristiche comuni; ma non è su questo che vorrei soffermarmi, bensì sui presupposti impliciti della loro azione.

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Ezra Pound e l’usura, male dell’Occidente PDF Stampa E-mail
Aree tematiche - Dopo il diluvio: discorsi su letteratura e arti
Venerdì 11 Gennaio 2013 14:06

di Laura Cantelmo

Le idee economiche di Ezra Pound si basano sulla teoria del Social Credit del Maggiore Douglas, da lui conosciuto nel 1917. Questi sosteneva che l'economia era gestita dalle banche che, praticando l'usura, erano responsabili dell'instabilità dei prezzi e della riduzione del potere d'acquisto del denaro e di conseguenza del graduale impoverimento della popolazione. Facendo riferimento a Confucio Pound sosteneva che l'uso deviato delle parole nella pratica politica porta a un completo sconvolgimento dell'equilibrio sociale.

Ezra Pound's ideas on economics were based on Major Douglas' theory, The Social Credit, after he had met him in 1917. Owing to the rule of banks and their practice of usury, prices were instable, which caused the growing poverty of the population. With reference to Confucius and his ideas on ethics based on language, he maintained that words and speech used by politicians must be downright to help keep the balance of society and fight corruption.

Die wirtschaftlichen Ideen von Ezra Pound basieren auf der Theorie des Social Credit des Majors Douglas, den er im Jahr 1917 kennen lernte. Er behauptete, dass die Wirtschaft von den Banken gesteuert wurde, die Wucherei betrieben, für die Instabilität der Preise und die Verringerung der Kaufkraft des Geldes und folglich die stufenweise Verarmung der Bevölkerung verantwortlich waren. Bezugnehmend auf Konfuzius Pound behauptete er, dass die abweichende Verwendung der Worte in der politischen Praxis zu einer kompletten Umwälzung des sozialen Gleichgewichts führt.

Vi sono date che segnano un cambiamento irreversibile della Storia. Di solito sono gli storici, oppure gli scienziati, a deciderlo. Talvolta invece i poeti elaborano una propria teoria sulla base della propria  Weltanschauung.Il_cambiavalute

Nel caso di Ezra Pound quella data è il 1694. La catastrofe da cui trae linfa la corruzione del mondo moderno, la fatale decadenza della sua cultura – unicamente la cultura occidenta­le - è legata alla fondazione della Banca d'Inghilterra con l'introduzione dell'usura nelle transazioni: «Il Banco d'Inghilterra, una associazione a delinquere, ovvero il praticare l'u­sura del 60%, fu fondato nell'anno 1694. Paterson, l'ideatore della banca, dichiarò chiaramente il vantaggio della sua trovata: la banca trae beneficio dell'interesse su tutto il denaro che crea dal niente»1.

Come T.S. Eliot, Pound era uno degli "espatriati" che a partire dal XIX secolo avevano percorso a ritroso il cammino dei Pilgrim Fathers alla ricerca di stimoli culturali nella terra  dei padri, ma diversamente dall'illustre discepolo egli nutrirà a lungo la speranza che da quel viaggio simbolico abbia inizio il Rinascimento americano, dopo che la corruzione diffusasi al di là dell'oceano fin dal XVIII secolo aveva contaminato la purezza dei padri fondatori: «Nell'anno 1750 veniva soppressa la carta mone­ta nella colonia di Pennsylvania. Ciò significava che nel contempo (56 anni) l'associazione degli strozzini, non contenta del suo 60% [...] era divenuta tanto forte che ha potuto mette­re in moto il governo inglese per sopprimere illegalmente una concorrenza che, con un sano sistema monetario, aveva portato la prosperità alla detta colonia»2. L'orgoglioso moto di riscatto dei coloni americani contro il giogo inglese era stato quasi del tutto vanificato nel 1776 da "nemici interni" - gli stessi deputati del neonato stato federale «speculavano sulle cambiali o certificati di paga dovuta emessi dalle singole colonie a favore dei veterani»3. Pound racconta come ventinove deputati, dopo aver acquistato i certificati al 20% del valore nominale, ne ebbero in cambio il 100% dalla nazio­ne appena costituitasi. La battaglia finanziaria causò uno scontro tra Thomas Jefferson e Hamilton.  La rettitudine morale testimoniata nel 1776 da Jefferson medesimo nella stesura della Dichiarazione di Indipendenza, prima della sua elezione a presidente (1801-1809)  poteva essere preservata solo tenendo fede alla lotta contro l'usura.

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Il precario e la poesia, Giacomo Leopardi alle dipendenze dell’azienda libraria A. F. Stella e figli PDF Stampa E-mail
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Venerdì 11 Gennaio 2013 09:52

di Paolo Rabissi

Tra l'estate del 1825 e l'autunno del 1828 Leopardi, a Milano prima e a Bologna poi, traduce classici latini e greci, commenta e antologizza classici italiani, corregge bozze, tiene corrispondenza con studiosi, cura annunci pubblicitari. Ha un contratto sulla fiducia ma guadagna abbastanza per mantenersi libero dalla famiglia e da Recanati.

Between the summer of 1825 and the Autumn of 1828, Leopardi, at first in Milan, later on in Bologna, translates Greek and Latin classics; furthermore, he comments and edits anthologies of Italian classics, is in correspondence with many scholars and edits advertisements. He has a contract based on trust, but he earns enough money to get free form his family and Recanati.

Zwischen dem Sommer des Jahres 1825 und dem Herbst des Jahres 1828 übersetzt Leopardi, zuerst in Mailand und dann in Bologna, lateinische und griechische Klassiker, erläutert und anthologisiert italienische Klassiker, korrigiert Entwürfe, unterhält Korrespondenz mit Gelehrten und gibt Werbeanzeigen heraus. Er hat einen Vertrauensvertrag, verdient jedoch genug, um unabhängig von der Familie und Recanati für seinen Unterhalt zu sorgen.

Milano. Un nobile spiantato.

Nobile spiantato com’era, dato che né mamma Adelaide né papà Monaldo era disposti a investire denaro su di lui e sulle sue competenze letterarie, Leopardi aveva solo un’opzione davanti a sé: trovarsi un lavoro (scandalizzando la famiglia nobile) col quale sfuggire alla morte per asfissia in Recanati e mantenersi (provvedersi, diceva lui). Labiblioteca_di_babele_escher meta, già ai suoi tempi, era obbligata: Milano. A Milano c’era l’azienda libraria di Antonio Fortunato Stella, dove sia Giacomo che Monaldo si rifornivano di libri. Quando Leopardi, proveniente da una sosta felice d’incontri a Bologna, scende in contrada S. Margherita a Milano, la contrada dei librai milanesi, dove anche Antonio Fortunato Stella ha casa e bottega, siamo nel luglio del 1825.

Nel contesto di uno sviluppo ancora artigianale, l'azienda di Stella è una delle più accorte e floride.

Personalmente Antonio Fortunato Stella si presenta come mercante di libri ma ha l'anima dell'organizzatore culturale; non gli manca una certa educazione letteraria per cui non ha timori reverenziali coi letterati; ha fama di duro e di spilorcio: molti si lamentano per lavori non pagati; e come tutti i librai-editori è sempre lui a decidere cosa si deve pubblicare, guidato dal suo fiuto ma anche dalla sua sensibilità. Sfrutta oculatamente il sistema delle associazioni, per il quale si procede alla stampa di un'opera annunciata solo se vengono, preventivamente, assicurate sottoscrizioni sufficienti a coprire le spese e garantire un certo profitto. Impiega una certa quantità di denaro in pubblicità. Si accapiglia con gli altri librai-editori per difendere la priorità d'una iniziativa editoriale perché, mancando una convenzione sul diritto di stampa e d'autore, finisce spesso che sul mercato compaiono edizioni pirata e simultanee della stessa opera, soprattutto se si tratta di un genere che tira.

Pubblica raccolte di classici latini e greci e naturalmente italiani; è presente sul mercato con una «biblioteca amena ed istruttiva per le donne gentili» impostata con criteri di lusso, nella quale riesce ad impegnare letterati di alta reputazione come Francesco Ambrosoli, Antonio Cesari, Niccolò Tommaseo e poi anche Leopardi; impresa fortunata quella e forse uno dei primi esempi di collana caratterizzata dal pubblico destinatario. Pubblica un giornale, «II Nuovo Ricoglitore».

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Due libri tedeschi: il romanzo 'Penombra' di Uwe Timm e, di Jürgen Schreiber, la biografia di Monika Ertl 'La ragazza che vendicò Che Guevara. Storia di Monika Ertl' PDF Stampa E-mail
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Venerdì 13 Luglio 2012 00:00

di Franco Romanò

Dalle opere di Uwe Timm e Jürgen Schreiber, pur diverse fra di loro emerge tutta la complessità e la tragicità della storia tedesca ed europea del ‘900. Sullo sfondo della grande storia agiscono e muoiono personaggi estremi, degni di una tragedia greca.

In the books written by Uwe Timm and Jürgen Schreiber, although very different, rises the complexity and the tragedy of the German and european  history of the Twentieth Century. On the background of the great history, border line characters act and die, as in an ancient greek tragedy.
Penombra, Uwe Timm - Mondadori, 2011

Di Uwe Timm lessi L'amico e lo straniero, dedicato alla prima vittima degli scontri sociali degli anni '60 e '70 in Germania: lo studente universitario Benno Ohnesorg, ucciso dalla polizia durante una manifestazione a Berlino in occasione della visita dello scià di Persia Reza Pahlevi.Sono due libri assai diversi, ma accomunati dall'essere profondamente radicati nella storia tedesca. Il primo è un romanzo - Penombra - l'ultimo di Uwe Timm pubblicato in Italia da Mondadori. Il secondo è la biografia di Monika Ertl, ricostruita con pazienza certosina da Jürgen Schreiber, nel libro dal titolo La ragazza che vendicò Che Guevara. Storia di Monika Ertl, Nutrimenti editore.

Mi colpì la struttura ad affresco. La vita di Benno, spezzata dalla pistola di un agente, veniva ricostruita con le parole degli altri studenti alla Freie Universität e in questo modo la memoria di lui s'intrecciava alla storia di quegli anni.

Ancora di più, la storia ritorna prepotentemente in Penombra, la storia tedesca fino alla caduta del muro; ma per quello che la Germania è stata per l'Europa intera, nel bene e nel male, è evidente che riguarda tutti.

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