Aree tematiche -
Dopo il diluvio: discorsi su letteratura e arti
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Venerdì 01 Gennaio 2010 00:00 |
di Franco Romanò
Lo spartiacque indicato da Jameson e ripreso puntualmente da Paolo Rabissi nel suo saggio, vale anche per l’Italia, seppure con qualche spostamento di date e ulteriori riflessioni. Partendo dalle tesi di Jameson e considerandole in questo contesto soltanto per quanto riguarda il mondo della cultura e delle arti, mi sembra si possano delineare, nello scenario italiano del secondo dopoguerra, alcuni punti di snodo.
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Aree tematiche -
Dopo il diluvio: discorsi su letteratura e arti
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Venerdì 01 Gennaio 2010 00:00 |
di Paolo Rabissi
La postmodernità, afferma Jameson, non è altro che l’attuale fase storica del capitalismo, la terza, quella della globalizzazione. Quali le forme culturali e le strutture di questa fase? La logica culturale egemone è organizzata intorno ai due unici soggetti visibili, il mercato e i media. Con questa caratteristica fondamentale: che il mercato come luogo fisico tende gradualmente a scomparire a favore di una intima simbiosi tra mercato e media di cui è segno decisivo la tendenziale identificazione della merce con la sua immagine (cioè con il marchio o il logo). Caratteristica ulteriore è l’integrazione della produzione estetica nella produzione di merci in generale: la frenetica necessità di produrre assegna all’innovazione e alla sperimentazione estetiche una funzione sempre più essenziale. Jameson individua tre categorie estetiche che caratterizzano il postmoderno: la scomparsa della profondità, la scomparsa della storicità, la scomparsa dello stile individuale a favore dei gruppi.
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Aree tematiche -
Dopo il diluvio: discorsi su letteratura e arti
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Venerdì 01 Gennaio 2010 00:00 |
di Luca Lenzini
L’intervento che segue compare per concessione della rivista IL PONTE rivista di politica economia e cultura fondata da Piero Calamandrei e dello stesso Luca Lenzini autore del saggio nel numero di aprile 2009.
1. Ventiquattro anni sono passati da quando, nel 1984, «Quaderni Piacentini» cessò le pubblicazioni, quaranta dal momento della sua maggiore diffusione, quel Sessantotto di cui è testé ricorso il macabro anniversario. E quali anni: tali da cambiare lo scenario (sociale, culturale, economico) cosi in profondità, nel nostro paese come altrove, al punto che non solo le persone ma tutto un insieme di categorie, nozioni acquisite, schemi e elaborazioni di ordine intellettuale sembrano ormai non tanto invecchiati quanto irriconoscibili, come quei convitati alla matinée dei Guermantes di cui parla l'ultimo tornante della Recherche. Eppure, ancora oggi, se qualcuno nomina Bellocchio non c'è scampo: subito scatta l'associazione con i «Quaderni Piacentini».
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