di Laura Cantelmo
Schiva e poco propensa alle esibizioni pubbliche, sapeva tuttavia essere ironica e molto disponibile verso chi si rivolgesse a lei per un consiglio, come avvenne ad Allen Ginsberg e ad altri poeti, tra cui Wallace Stevens, con i quali intrattenne un fitto epistolario La sua unica raccolta è intitolata semplicemente Poesie.
Poetessa statunitense vissuta nella prima metà del XX secolo, vicina al Modernismo di Eliot e Pound. Nella sua poesia estremamente originale e fuori dagli schemi, sia come tematiche che come versificazione, si trovano animali rari ed esotici, maschere di una personalità dalla grande sensibilità etica, legata alla religione presbiteriana.Schiva e poco propensa alle esibizioni pubbliche, sapeva tuttavia essere ironica e molto disponibile verso chi si rivolgesse a lei per un consiglio, come avvenne ad Allen Ginsberg e ad altri poeti, tra cui Wallace Stevens, con i quali intrattenne un fitto epistolario La sua unica raccolta è intitolata semplicemente Poesie.
Mi piace immaginare Marianne Moore ancora tra noi, nel suo appartamento di New York invaso dai libri, affacciato su una strada alberata, vicino al ponte di Brooklyn. L’appartamento un po’ buio è in Cumberland Road, a pochi passi da una drogheria e da una chiesa presbiteriana. Questo lo scenario in cui si svolse nel 1960 l’intervista per “The Paris Review” (1). che ci restituisce un ritratto vivido e indimenticabile, da cui Marianne, uno dei monumenti della poesia del ‘900 statunitense, emerge nella semplicità, nella banalità, si può dire, dell’esistenza quotidiana, ma anche nell’intelligenza, nell’ironia, nell’assoluta naturalezza dell’eloquio.
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